L’arte di saper ascoltare arricchisce il bagaglio professionale dell’avvocato e lo rende più prossimo al cliente e maggiormente capace di umanità.
Forse dubitiamo del fatto che la professionalità non debba giovarsi solo di conoscenze tecniche bensì anche di empatia e sensibilità individuale?
C’è chi ritiene, soprattutto oggi, che per eccellere nella professione forense occorra annientare dialetticamente il proprio avversario, grazie a un’oratoria aulica, incalzante, implacabile, magari gridata, capace di soffocare con arroganza e nel silenzio le ragioni dei propri contradditori. Niente di più falso!
Il bravo avvocato è, soprattutto, capace di ascolto.
L’importanza di ascoltare il cliente
Occorre saper ascoltare innanzitutto il cliente, il principale referente a cui dobbiamo la nostra lealtà. Siamo infatti tenuti ad anteporre l’interesse di colui che ci ha dato fiducia ad ogni altra utilità o vantaggio personale, compresa la nostra immagine pubblica e la relativa popolarità.
Le persone che si presentano alla porta dei nostri studi spesso ci inondano di parole che sono, o ci appaiono, inutili, ridondanti, sovrabbondanti, quasi fossero un mezzo per riversare su di noi il loro dolore e la loro rabbia esistenziali.
Tuttavia, molto spesso, quelle stesse persone ci confidano con speranza, come davanti ad un confessionale, il loro vissuto personale, la loro storia, magari traumatica e lacerante, finendo per pendere dalle nostre labbra, spinti dalla sete di un antidoto alle loro ferite.
Abbiamo il dovere di non umiliare il cliente con saccenza o esibendo un freddo senso di superiorità, ma, al contrario, di farlo sentire compreso e non giudicato.
Dovremo essere abili, nell’interesse di entrambi e per un proficuo esercizio del mandato, ad invitarlo alla sintesi, alla selezione delle informazioni davvero utili, e ad accettare il fatto che la verità dei tribunali è una verità di serie B: una verità che deve essere provata con testimoni o documenti per esistere davvero; una verità che può restare delusa.
Dovremo invitarlo a concentrare la propria attenzione sui fatti che hanno una rilevanza giuridica, trascurando ciò che ha un rilievo solo etico o morale.
Un cliente ascoltato sarà un cliente più soddisfatto e meglio assistito.
L’ascolto degli altri protagonisti
- Avversari processuali: Dobbiamo essere anche capaci di ascoltare i nostri avversari processuali: il pubblico ministero nel processo penale e l’avvocato di controparte nel processo civile. Spesso la loro esposizione dei fatti rappresenta il primo suggerimento per la nostra difesa. Ascoltando attentamente le loro parole potremo capire i punti di forza e di debolezza delle loro argomentazioni.
- Giudice: Di vitale importanza è poi ascoltare il giudice, per intuirne le inclinazioni e rendere meno imprevedibile l’esito di un giudizio. Così, in caso di prognosi sfavorevole circa le sorti del processo, sapremo consigliare al cliente il miglior accordo possibile.
- Testimoni: Durante le udienze di assunzione delle prove, dovremo ascoltare con la massima attenzione le risposte date dai testimoni, così da evitare di porre loro domande controproducenti per gli interessi del nostro assistito.
Ascoltare non è debolezza
Ascoltare gli altri con pazienza e mitezza è a volte ingiustamente visto come segno di debolezza, di sottomissione, di passività.
Su questo punto siamo tenuti a ribellarci al pensiero comune, per costruire, nel nostro piccolo, un concetto di umanità e di professionalità che possa rendere il mondo della giustizia un posto migliore.
